Chiara Lalli e Sonia Montegiove
FORSE NON LO SAI, MA PURE QUESTA È VIOLENZA
VIETARE O RENDERE DIFFICILE L’ACCESSO ALL’ABORTO È UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI.
CHIARA LALLI E SONIA MONTEGIOVE SONO TORNATE A CHIEDERE I DATI PER STRUTTURA, PERCHÉ L’INFORMAZIONE È UNA CONDIZIONE NECESSARIA PER POTER DAVVERO SCEGLIERE E PER LA GARANZIA DI UN SERVIZIO MEDICO E DI UN DIRITTO FONDAMENTALE, QUELLO ALLA SALUTE. IN MOLISE IN UN SOLO OSPEDALE SI ESEGUE LA IVG E LA LOMBARDIA OSCURA I DATI DEGLI OBIETTORI QUANDO SONO TROPPO ALTI. LA PUGLIA, IL LAZIO E LA SARDEGNA DANNO DATI PARTICOLARMENTE INCOMPRENSIBILI.
L’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI CHIEDE UNA CORRETTA APPLICAZIONE DELLA 194 (QUI TUTTE LE RICHIESTE DI ALC).
Il 25 novembre è la giornata contro la violenza sulle donne. Il 25 novembre cominciano 16 giorni di ricorrenze e giornate fino al 10 dicembre, la giornata mondiale dei diritti umani. Anche vietare o rendere difficile l’accesso all’aborto è una forma di violenza e di violazione dei diritti fondamentali. Nel mondo moltissime donne non hanno la possibilità di abortire legalmente e in condizioni sicure (l’Associazione Luca Coscioni sostiene My voice, my choice). Nonostante in Italia l’aborto non sia più un reato dal 1978, e nonostante la legge 194 si basi su un diritto fondamentale come il diritto alla salute, questo servizio medico non è garantito in modo uniforme, l’accesso è a volte difficile e le informazioni sono mediocri, confuse, inesistenti.
MAI DATI 2, ANCORA TU
LA RELAZIONE DI ATTUAZIONE DELLA 194 DEL MINISTERO È FERMA AI DATI DEL 2021 MA PER IL MINISTERO DELLA SALUTE VA TUTTO BENE
L’ultima relazione sull’attuazione della legge 194 sulla interruzione volontaria della gravidanza (IVG) è stata pubblicata a ottobre 2023 con i dati definitivi del 2021, nonostante secondo la legge dovrebbe essere presentata al parlamento ogni anno “entro il mese di febbraio”. A parte il ritardo ormai cronico, e come già detto tante volte, la relazione pubblica i dati aggregati per media regionale e non per struttura – quindi abbastanza inutili per capire se la legge è ben applicata e come il servizio di IVG è garantito.
Per sapere davvero com’è applicata la legge e per fornire una informazione adeguata, quei dati ci servirebbero non solo aperti, ma dettagliati per struttura e aggiornati (qui per approfondire).
Nonostante questo, per il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato va tutto bene: “La trasmissione dei dati relativi al 2023, da parte delle Regioni e delle province autonome all’Istituto superiore di sanità e all’Istat è ancora in corso. Devo inoltre precisare che, per quanto riguarda gli aspetti di informazioni in materia di IVG, non può negarsi che il Ministero della Salute riserva una particolare attenzione al tema della salute della donna e al percorso nascita”.
Così ha risposto alla deputata Gilda Sportiello e a una interrogazione parlamentare che chiedeva che fine ha fatto la relazione, migliori informazioni e dati più dettagliati delle medie regionali, ricordando anche che “secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, la carenza di informazioni adeguate è un ostacolo all’esercizio del diritto di aborto libero, sicuro, gratuito”.
Gilda Sportiello giustamente ha risposto: “sono talmente insoddisfatta che, ogni volta che ascolto qualche risposta alle interpellanze che pongo al Governo, mi chiedo: perché l’ho fatto, se poi mi devo sorbire una risposta che dimostra che il Governo non ha la minima idea di quello che sta facendo o di quello che sta succedendo?”
ALCUNI DATI PER STRUTTURA 2022 E 2023
“Nell’estate del 2021 abbiamo mandato le prime richieste di accesso civico generalizzato per avere dati aperti e aggiornati e riguardo alle singole strutture sanitarie”, ricordano Chiara Lalli e Sonia Montegiove. “Nei mesi successivi abbiamo continuato a sollecitare chi non ci aveva risposto e a richiedere, all’inizio del 2024 e questa volta alle Regioni, i dati più recenti. Il Ministero della salute ci ha risposto per la prima volta alla richiesta di dati aggiornati e per singola struttura rimandando però alla relazione (con le medie regionali e i dati del 2021) e spiegando che:
I dati sono pubblicati nel Capitolo 4 della “Relazione del Ministro della Salute sulla attuazione della legge 194/78 tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza”, disponibili sia per Regione che nell’evoluzione storica dal 1983 al 2021.
Per avere queste informazioni ci bastava Google. Come sempre, non tutte le Regioni ci hanno riposto. La Sicilia, la Calabria e l’Abruzzo non hanno mai mandato i dati nonostante il sollecito e i vari numeri di protocollo o i rassicuranti ‘vi faremo sapere’. L’Emilia Romagna e il Lazio non ci hanno mandato i dati per struttura ma per azienda (i dettagli per struttura riguardano solo l’informazione punto IVG sì o no, che è utile ma ci servirebbe anche per tutte le altre informazioni; il foglio di calcolo del Lazio ci fa sospettare che ci sia un po’ di confusione sul significato dei dati aperti e alcuni numeri sono proprio incomprensibili e non si capisce a cosa si riferiscano). Il Veneto ci ha rimandato al sito che pubblica grafici per struttura ma non consente di scaricare i dati in formato aperto. La Campania ci ha mandato solo l’elenco per punti IVG e le medie regionali. La Toscana ci ha invitato a consultare il sito Ars Toscana ma i dati, seppur aperti, sono descritti in modo non chiaro per cui non è possibile interpretarli in modo corretto e rielaborarli. Il Molise ci ha mandato dei dati dettagliatissimi (aborti precedenti, settimana di gestazione, data della certificazione e data della esecuzione della IVG, i giorni di attesa, il titpo di intervento e i giorni di ricovero o gli accessi; ci ha mandato anche la mobilità ma non i dati degli obiettori). La Lombardia ci ha spiegato che ‘nelle celle valorizzate con # sono stati oscurati i dati di dettaglio in ottemperanza alla normativa sulla protezione dei dati personali, in ragione della scarsa numerosità, al fine di ridurre al massimo il rischio di reidentificazione degli interessati’. Cioè usa un # in alcune righe nella colonna (ginecologi, anestesisti e professioni sanitarie non mediche in organico, di cui non obiettori) per oscurare uno zero o un numero troppo basso che è meglio metterci l’hashtag?”.
Le mancate risposte, anche ai solleciti, sollevano sempre la solita domanda: che fare? E perché è tanto difficile avere questi dati?
L’accesso ai dati della pubblica amministrazione è un diritto garantito dal FOIA (freedom of information act) e non un favore: “Con la normativa FOIA, l’ordinamento italiano riconosce la libertà di accedere alle informazioni in possesso delle pubbliche amministrazioni come diritto fondamentale. Il principio che guida l’intera normativa è la tutela preferenziale dell’interesse conoscitivo di tutti i soggetti della società civile: in assenza di ostacoli riconducibili ai limiti previsti dalla legge, le amministrazioni devono dare prevalenza al diritto di chiunque di conoscere e di accedere alle informazioni possedute dalla pubblica amministrazione”.
“La nostra richiesta – concludono Lalli e Montegiove – è sempre la stessa: pubblicare i dati aggiornati e per singola struttura, perché non basta mettere un foglio di calcolo dove prima c’era un pdf ma con le stesse medie regionali e con lo stesso ritardo nel renderli pubblici (qui una lettera inviata all’allora ministro della salute Roberto Speranza e all’allora ministra della giustizia Marta Cartabia; nessuna risposta mai, il disinteresse è universale). Per sapere com’è applicata la 194 e per poter davvero scegliere di andare in un ospedale o in un altro, dobbiamo avere delle informazioni aggiornate e non vecchie di 3 anni e che riguardano le strutture e non le ASL o le regioni. A cosa ci serve sapere cosa succede in Umbria o nel Lazio? A niente. Ci serve sapere che cosa succede nella specifica struttura. E non basta nemmeno sapere la percentuale degli obiettori di coscienza, perché la valutazione deve considerare molte altre variabili (l’accessibilità delle informazioni, i tempi di attesa, i numeri di richieste, la mobilità, la garanzia del farmacologico e il regime ambulatoriale, come da disposizioni dello stesso Ministero della salute, l’IVG dopo i primi 90 giorni). Infine, sarebbe augurabile non ricevere più risposte che rimandano a siti dove i dati non vengono pubblicati come dovrebbero”.
Per chi volesse raccontare o segnalare casi di cattiva applicazione della 194, Freedomleaks, promossa dall’Associazione Soccorso Civile con il sostegno dell’Associazione Luca Coscioni. Freedomleaks “permette di trasferire informazioni e segnalazioni in merito al rispetto delle leggi che riguardano i diritti e le libertà delle persone, in maniera sicura, riservata, anonima”.
MAPPA 2022
MAPPA 2023
ALCUNI NUMERI PER REGIONE
Qui le tabelle ministeriali (dati 2021)
Campania
Ci ha mandato solo le medie regionali e non i dati per struttura. Le uniche informazioni di struttura riguardano punto IVG/non punto IVG.
Obiettori 2022: 66% ginecologi obiettori (264 ginecologi di cui 60 non obiettori e 37 non obiettori che effettuano IVG); 62% anestesisti non obiettori; 75% professioni sanitarie non mediche obiettori.
Obiettori 2023: 74% ginecologi (324 ginecologi di cui 84 non obiettori e 51 non obiettori che effettuano IVG); 54% anestesisti obiettori; 68% professioni sanitarie non mediche obiettori.
Marche
2022
Dei 13 ospedali, 1 non è punto IVG (Fermo). Jesi ha il 100% ginecologi obiettori: (10 su 10). 3 ospedali dei 13 (Senigallia, Civitanova e Fano) hanno più dell’80% di ginecologi obiettori (Civitanova e Fano: 1 su 19 effettua IVG; Senigallia: 2 su 11).
2023
100% ginecologi obiettori è Jesi (11 ginecologi su 11). Più dell’80%: Senigallia (82%, 2 su 11) e Civitanova Marche (90%, 1 solo ginecologo su 10).
Basilicata
2022
Dei 6 ospedali, 5 offrono il servizio IVG.
3 ospedali dei 6 hanno una % di ginecologi obiettori superiori all’80%: Matera (2 ginecologi su 13 non sono obiettori), Potenza (4 ginecologi su 21 non sono obiettori) e Lagonegro (1 ginecologo su 5 non è obiettore).
2023
Invariato per servizio IVG (5 su 6 sono punto IVG)
2 ospedali dei 6 hanno una % di ginecologi obiettori superiori all’80%: Potenza (4 su 21 come nel 2022) e Melfi (1 ginecologo su 6 non è obiettore).
Emilia Romagna
Ci ha mandato i dati per ospedale raggruppati per azienda sanitaria e azienda ospedaliera e non per ospedale.
2022 e invariata 2023
La percentuale più alta di obiettori ginecologi è su AOSP Parma: 68% (13 ginecologi su 19 sono obiettori nel 2022, 26 su 30 nel 2023).
Nel 2022 il 70,1% di IVG è con metodo farmacologico.
Nel 2023 il 74,6% di IVG è con metodo farmacologico.
Di 58 ospedali 27 non sono punti IVG.
Toscana
Rimanda al sito Ars Toscana ma i dati di obiezione per struttura non ci sono.
Molise
Ci ha mandato dei dati bellissimi e dettagliati ma manca quello degli obiettori di coscienza. C’è un unico ospedale in tutto il Molise in cui si eseguono le IVG (Cardarelli).
Umbria
Ci sono 12 ospedali punto IVG e 3 non sono punti IVG.
2022
Un ospedale (Assisi) ha il 100% obiettori ginecologi (2 ginecologi obiettori su 2); un ospedale (Castiglione del Lago), pur essendo punto IVG, non ha ginecologi in servizio. Città di Castello (86% con un solo ginecologo non obiettore su 7) e Foligno (82%, 2 non obiettori su 11) hanno più dell’80% di ginecologi obiettori.
Narni, nonostante la percentuale sia del 66,6%, ha un solo ginecologo non obiettore su 3. Il totale per la regione è di 30 non obiettori su 82.
2023
Un ospedale (Assisi) ha il 100% obiettori ginecologi (2 ginecologi obiettori su 2); un ospedale (Castiglione del Lago), pur essendo punto IVG, non ha ginecologi in servizio. Il totale per la regione è di 35 non obiettori su 85.
Non ci sono ospedali con percentuali oltre 80% di obiettori ginecologi.
Friuli Venezia Giulia 2022
Dei 10 ospedali, uno non è punto IVG. Non ci sono ospedali con 100% di obiezione; solo uno (Pordenone) supera l’80: 81% di ginecologi sono obiettori (3 non obiettori su 16). Quanto al metodo: 468 chirurgico, 712 farmacologico, 1 altro.
Valle d’Aosta
C’è un unico ospedale in cui c’è il servizio di IVG (Aosta) e ha una percentuale di obiettori del 25%: 3 ginecologi obiettori su 12 (2022).
IVG chirurgica: 47. Farmacologica: 90. Altro: 1.
Liguria
Dei 14 ospedali, 3 non sono punti IVG.
Nessuno degli ospedali ha una percentuale di obiettori pari al 100% o superiore all’80% nel 2022.
Per il 2023 alcuni dati non sono disponibili. 422 IVG chirurgiche; 1535 farmacologiche; 5 altro metodo.
Lazio
Ci hanno mandato i dati del 2022 non per struttura ma aggregati per ASL. I dati per struttura non è chiaro a cosa si riferiscano, visto che presentano una colonna denominata N e che non è descritta.
Quanto al tipo di intervento: 45% chirurgico, 54,3% farmacologico; meno dell’1% altro.
Sardegna
Accorpa alcuni dati rendendo incomprensibile la lettura (verosimilmente i dati sono per ASL e non per struttura).
Dei 22 ospedali (15 pubblici, 7 privati accreditati) 8 non sono punti IVG. Nel 2022 non ci sono ASL con il 100% ginecologi obiettori (ma non sappiamo le percentuali di tutte struttura). In un punto IVG di Cagliari, San Michele, non sono indicati i dati del personale sanitario. Lanusei ha il 100% di anestesisti obiettori. Bonaria (Cagliari) e San Francesco hanno solo 2 ginecologi su 10 che eseguono IVG. 1 solo ginecologo su 26 e 100% di anestesisti obiettori a Cagliari (Policlinico Monserrato).
Puglia
Dei 33 ospedali nel 2022, 10 non sono punti IVG, 5 non sappiamo se sono punto IVG o no. 14 hanno 100% di ginecologi obiettori, di cui 7 non sono punto IVG e 2 che sono dichiarati punto IVG: Bisceglie e Scorrano (A Bisceglie non ci sono ginecologi e a Scorrano ci sono 3 ginecologi ma nessun non obiettore effettua IVG). 9 hanno una percentuale di obiettori ginecologi superiore all’80%: tra i quali Foggia, azienda ospedaliera integrata con l’università (95%; 2 non obiettori su 37), Cerignola (86), Taranto (96%, un solo ginecologo non obiettore su 27), Castellaneta (89%), Brindisi (82%), Policlinico di Bari che è azienda integrata con l’università (96%, 25 ginecologi di cui uno solo non è obiettori), Francavilla Fontana (91%, 1 non obiettore su 11), Lecce (81%).
Putignano è punto IVG ma non ci sono ginecologi.
2023 tipo di intervento: chirurgico 40,89%; farmacologico 58,56%; altro o non rilevato 0,62%.
Lombardia
2022
Alcuni dati sui non obiettori sono impossibili da leggere perché è stato utilizzato un # per oscurarne il numero (per motivi di privacy ma probabilmente perché il numero di obiettori è troppo alto: “Nelle celle valorizzate con “#” sono stati oscurati i dati di dettaglio in ottemperanza alla normativa sulla protezione dei dati personali, in ragione della scarsa numerosità, al fine di ridurre al massimo il rischio di reidentificazione degli interessati”). La media regionale di ginecologi obiettori è del 45% (348 su 773).
Lista di strutture senza dati #: Fondazione MB per il bambino e la sua mamma (MB), Ospedale San Carlo Borromeo (MI), Ospedale civile di Legnano (MI), PO Città di Sesto San Giovani (MI), Ospedale Uboldo, Cernusco sul Naviglio (MI), Ospedale di Vizzolo Predabiassi (MI), Ospedale Circolo causa Pisa Luvini-Cuttiglio (VA), Ospedale Galmarini Tradate (VA), Ospedale Sant’Antonio Abate Gallarate (VA), Ospedale generale e provinciale di Saronno (VA), Ospedale di circolo S.L. Mandic-Merate (LC), Ospedale di Treviglio e Caravaggio (BG), Ospedale MO Antonio Locatelli-Piario (BG), Ospedale Bolognini – Seriate (BG), Presidio ospedaliero Gardone V.T. (BS), Presidio ospedaliero di Montichiari (BS), Ospedale di Desenzano (BS), Ospedale civile La Memoria di Gavardo (BS), Ospedale Oglio Po (CR), Presidio ospedaliero Asola (MN), Ospedale civile Destra Secchia-Pieve Coriano (MN), Ospedale Maggiore Crema (CR), Nuovo Ospedale di Broni e Stradella (PV), Ospedale civile Voghera (PV).
NOTA
Solo Umbria, Molise, Lazio, Emilia Romagna, Basilicata e Campania ci hanno mandato i dati in formato aperto (nonostante la nostra richiesta specifica). Come abbiamo già detto, i dati del Lazio sono incomprensibili, quelli della Campania sono in un foglio di calcolo ma con i dati non per struttura, in quelli del Molise manca il dato sull’obiezione di coscienza, in quelli dell’Emilia Romagna mancano in dati per struttura, in quelli della Basilicata solo alcuni dati sono aperti.Questo significa che abbiamo dovuto copiare tutti gli altri dati trasmessi in pdf o analoghi formati illeggibili.
Qui la nostra ultima mappa (attenzione: questi dati sono già vecchi come sono tutti i dati inviati come allegati e noi siamo annoiate perché dobbiamo dire sempre le stesse cose; sono parziali perché non tutte le regioni ci hanno risposto o ci hanno risposto in modo esaustivo; segnalateci eventuali errori).
Mappa secondo il Ministero (2021)
Mappa secondo il Ministero (2020)