I dati inseriti in mappa sono stati inviati da Regione Marche, a fronte di accesso civico generalizzato di Chiara Lalli e Sonia Montegiove per l’inchiesta giornalistica Mai dati. La fonte dichiarata: elaborazioni settore Controllo di gestione e sistemi statistici Regione Marche su dati forniti dalle strutture regionali.
Questi dati sono inevitabilmente già vecchi perché l’unico modo di avere dati davvero aggiornati è tramite la loro pubblicazione in un flusso continuo (API). La tecnologia lo permette: ci sono già buone pratiche anche in dominio sanitario come l’E015 della Regione Lombardia.
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Per chi volesse consultare i dati su foglio di calcolo, sono pubblicati qui (e a breve saranno rilasciati su Github).
Qualche considerazione
La condizione necessaria per parlare della interruzione volontaria della gravidanza è l’apertura dei dati. Senza dati dettagliati e aggiornati, possiamo avere solo una idea vaga e approssimativa (spesso sbagliata o manipolabile) dell’applicazione della legge 194.
Ecco i dati che la Regione Marche ci ha mandato (rispondendo alla nostra richiesta di accesso civico generalizzato per “Mai dati”). Sono dati relativi al 2021 e quindi più recenti di quelli pubblicati nell’ultima relazione di attuazione del Ministero della salute (che sono del 2020) e sono dettagliati (cioè non solo la media regionale che non serve a molto, ma i numeri delle singole strutture).
Come da mesi chiediamo di fare, è solo questo il modo in cui dovremmo avere i dati di tutti gli stabilimenti italiani: dati aperti, dettagliati e aggiornati.
Ecco intanto alcuni dettagli delle Marche per singola struttura (qui il foglio di calcolo con i dettagli).
17 strutture sanitarie
12 sono punti IVG
1 non è punto IVG
4 non abbiamo il dettaglio punto IVG o punto non IVG (e nei quali ci sono 0 ginecologi, 0 anestesisti, 0 paramedici)
4 strutture su 12 che sono punti IVG hanno più dell’80% di ginecologi obiettori di coscienza (escluso il 100% di Fermo, 8 ginecologi obiettori su 8, che non è punto IVG, abbiamo un 100% a Jesi, un 91% a Osimo, un 90% a Fano, e un 82% a Senigallia)
3 strutture hanno una percentuale uguale o inferiore al 50 (33%, 1 su 3; 40%, 4 su 10; 50%, 2 su 4)
IVG eseguite nel 2021: 1129
IVG eseguite tra gennaio e luglio 2022: 543
I tempi di attesa, nel 2022, sono inferiori ai 14 giorni per la maggior parte degli interventi svolti (66,7% degli interventi). Per il 23% dei casi si è aspettato tra i 15 e i 21 giorni; per il 6,6% tra i 22 e i 28 giorni; per il 3,3% più di 28 giorni.
Questi dati non ci dicono se ci sono ostacoli all’accesso alla interruzione volontaria di gravidanza (ostacoli che riguardano non solo le percentuali di obiettori di coscienza).
L’unico modo per sapere se la 194 è ben applicata, infatti, e se negli ospedali è possibile abortire è avere i dati aperti e aggiornati. E, ovviamente, relativi ai singoli ospedali. Non tutti gli ospedali sono punti IVG e fin qui tutto bene. Il guaio è che non esiste al momento attuale un elenco ufficiale del Ministero della Salute che dica quali sono i punti IVG e quali non lo sono. Inoltre, la relazione ministeriale annuale pubblica i dati che riguardano gli obiettori di coscienza aggregati per regione e non specificati per i singoli ospedali. Non basta il solo criterio “obiettori di coscienza” per sapere lo stato di attuazione (non solo perché dipende anche dal numero assoluto ma anche dal numero di donne che fanno richiesta di IVG).
La legge 194 non viene applicata anche quando si ostacola la diffusione e la territorializzazione della procedura farmacologica, perché viene disatteso l’articolo 15 della legge 194 (“Le regioni, d’intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”). Quando si afferma che permettere di svolgere le procedure farmacologiche in consultorio violerebbe la legge 194, si ignora volutamente l’articolo 8 della stessa legge (“Nei primi novanta giorni gli interventi di interruzione della gravidanza dovranno altresì poter essere effettuati, dopo la costituzione delle unità socio-sanitarie locali, presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione”), nonché il fatto che le IVG chirurgiche sono state eseguite presso poliambulatori fino al 2000, come si evince dalle relazioni ministeriali sullo stato di applicazione della legge, senza che vi siano state proteste.
Dallo scorso agosto chiediamo i dati aperti e aggiornati. Non solo. Nella lettera aperta al ministro Roberto Speranza ci sono tutti i dettagli.
La percentuale di obiettori di coscienza delle Marche del 2020 (100 ginecologi, 70% obiettori di coscienza, ultima relazione ministeriale di attuazione) è simile a quella attuale negli anni scorsi.
Relazione 2014 (dati 2013): totale ginecologi 101, 70,1% obiettori
Relazione 2011: totale ginecologi 92, 67,2% obiettori91